...Poi, alla fine, quando ormai non speravo più di arrivare al termine delle mie disillusioni, alla luce della candela ho scoperto che bastava guardare nei miei occhi e le maschere sarebbero cadute da sole __ Labrys




La prima parte di questo sito veramente dedicata ai messaggi, riguarda quell'insegnamento fondamentale che da sempre i maestri di tutto il mondo hanno comunicato, e che viene solitamente indicato col generico "conosci te stesso". Sebbene questo argomento non apparirà, almeno all'inizio, così strettamente imparentato con quello più direttamente filosofico, in realtà esso ne costituisce un complemento fondamentale, e caratterizzato da una diretta applicazione alla vita di tutti i giorni e alle problematiche comuni.

Prima di addentrarmi nell'argomento è bene chiarire il significato di un termine che viene e verrà più volte usato nel corso dell'insegnamento. Il termine in questione è "io" . Con "io" le Guide (un altro modo forse meno altisonante di definire i "maestri") non vogliono riferirsi alla accezione che gli psicologi moderni danno a questa parola, bensì a quell'insieme di aspetti, o meglio di limitazioni che tutte assieme cooperano a creare la nostra personalità. Mi spiego meglio. Sono da considerare derivati dell'io l'orgoglio, l'egoismo, la paura, la rabbia, il desiderio di prevaricare gli altri, di essere accettati, e più in generale tutti quei moti dell'animo umano, che tendono ad allontanare dal proprio equilibrio e pace interiori. In realtà la spiegazione potrebbe essere assai più complessa, ma per una visione più corretta di cosa è l'io e soprattutto da dove esso deriva, rimando alle altre sezioni di questo sito. Una volta chiarito - solo in parte me ne rendo conto - cos'è questo fantomatico "io", non resta che aggiungere che il "conosci te stesso" non è che un mezzo, uno dei tanti che ci ha donato la Natura, per il suo superamento. Non crediate si tratti di una ricetta di felicità, perché se così credete, vuol dire che non avete ancora compreso le parole di Moti nella sezione introduttiva. Ecco come le guide interpretano questo concetto. Cito questa volta un "maestro" del Cerchio Firenze 77. Il suo nome è Claudio, se qualcosa può dirvi il suo nome:

Voi cercate un rimedio che possa darvi la felicità e la pienezza interiori: lo cercate perché siete stanchi della vita, annoiati e delusi, dolenti per qualche motivo. Questo tanto invocato rimedio si chiama Realtà, ma proprio perché è Realtà non può essere comunicata. L'uomo è solo di fronte alla verità. Nessuno può capire, comprendere per lui. Se ascoltate le nostre parole per il loro suono e non per aprirvi a quello che esse vogliono significare e suscitare in voi - e lo possono solo attraverso voi stessi - la vostra vita rimane un correre affannoso ora qua ora là, capace solo di deludervi. Stanco della vita, annoiato e deluso, dolente per qualche motivo, l'uomo che cerca la felicità e la pienezza interiori si pone l'interrogativo: "Che cosa posso fare?". "Niente", è la risposta. "Conosci te stesso". Ognuno deve comprendere se stesso: questo è il solo modo di liberarsi. Ma come può l'individuo comprendere se stesso se non mette a nudo l'essere suo, se non esegue una profonda analisi che possa aprirlo, che possa svelare a lui stesso la vera causa del suo comportamento, le vere ragioni del suo agire e pensare? Ditemi: perché cercate la verità? Forse perché sperate che essa possa fare cessare in voi ogni dolore, ogni affanno, ogni senso di vuoto? Ma allora voi non cercate la verità: voi cercate il benessere, la sicurezza. Ditemi: se vi fosse detto che la verità procura atroci sofferenze, la cerchereste ancora? Probabilmente no. Ma allora il vostro altruismo è un'illusione, se vi permette di tollerare, di ignorare le sofferenze altrui. Ascoltando queste parole, cercate di scoprire in esse una via, una regola da seguire; probabilmente vi sforzerete di aiutare i vostri fratelli: ma io vi dico che nessun modo, nessuna regola c'è per giungere alla Realtà. Comprendere se stessi, abbandonare ogni posizione non realmente sentita, ogni falsità: via ogni pregiudizio, via ogni timore! Solo comprendendo se stesso l'uomo può liberare l'essere suo dalla sofferenza, dal dolore. E per comprendere se stessi non vi è regola, non c'è esercizio da seguire. Lo ripeto: ognuno deve essere consapevole dei propri limiti, comprenderli; e, comprendendoli, li supererà .

Raccomando di non avere fretta di capire tutto. Io, dopo anni che leggo e medito, non posso ancora affermare di avere davvero capito (anche se credo di aver fatto qualche piccolo passo avanti), ma questo non deve scoraggiare. D'altro canto lo scoramento deriva dall'aver deluso le aspettative dell'io, quindi ecco che anche in ciò si denota il non aver capito il vero spirito del "Conosci te Stesso". Nel testo sopra riportato troviamo, io credo, il primo "paletto" fondamentale dell'insegnamento. Ed esso si localizza proprio nell'ultimissima affermazione che qui ripeto: " ognuno deve essere consapevole dei propri limiti, comprenderli; e, comprendendoli, li supererà". In che modo, ci si può domandare, la conoscenza dei proprio limiti, o meglio la comprensione può donare la liberazione da essi? Forse un qualsiasi psicologo potrebbe rispondere a questa domanda. Le terapie psicanalitiche sono spesso (per non dire sempre) volte non tanto a curare direttamente un sintomo, quanto a scavare e ricercarne la causa più profonda. Un trauma infantile, una convinzione inconscia e fuorviante, che una volta riportata a galla dall'individuo malato, e posta sotto il vaglio della sua razionalità e maturità, si dissolve come se non fosse mai esistita. E in effetti, potrei dire, non è mai esistita veramente. Uno dei concetti principali da assimilare per chi si avvicinasse a tentare di capire cosa è l'io , è questo: l'io è illusione. Un illusione che per poter esistere ha bisogno di trovare un riscontro esteriore in oggetti da possedere, persone da prevaricare, per sopperire a quella che è la sua più grande mancanza. Senza stimoli che lo rendano vivo, l'io non esiste. E nella consapevolezza della sua NON esistenza, soffre. Ecco il vostro dolore quando non siete considerati, ed ecco perché è molto più doloroso per una persona subire l'indifferenza, piuttosto che la rabbia di chi lo circonda. Ma la domanda iniziale, lo ammetto, resta. Come bisogna fare allora a conoscere se stessi? Le parole di Claudio, ancora una volta, saranno assai più eloquenti delle mie:

Meditate sulla vostra vita, cercate di rendervi consapevoli di quello che vi spinge ad agire. Ciò non vuol dire che dovete essere delle creature prive di vita, prive di desiderio: il desiderio è vita! Ciò significa desiderare dal punto di vista universale, e non personale. La mente è un grande strumento, che serve all'evoluzione dell'individuo e non a soddisfare l'avidità dell'io. Ridare a questo veicolo, la mente, il giusto valore: ecco di che cosa si tratta. Meditare significa essere consapevoli dei propri limiti, conoscere se stessi; significa comprendere come si fa uso dei propri veicoli (il termine "veicoli" sarà spiegato più avanti N.d.R.) : questo significa meditare. Ed allora, portandovi a questa meditazione, voi potete osservare come essa sia liberatrice .


Per le necessità del momento mi limiterò a definire il termine "veicoli" come l'insieme delle facoltà dell'individuo, che vanno dalla sua mente razionale, alla sua parte più istintiva e passionale (il veicolo del desiderio, per così dire), fino al suo stesso corpo fisico. Quindi il messaggio pone l'accento sulla necessità di osservarci e conoscerci in ogni nostra parte, fino all'essere perfettamente edotti su ogni meccanismo interiore che ci spinge ad agire, pensare e reagire, nella vita quotidiana.
Proseguiamo ora con il contributo di Francesco, una guida del Cerchio Ifior dal libro "la Ricerca nell'Ombra"...

…molto spesso si tende a dire: "voglio combattere questo mio io". Io vi dico che combatterlo (nel senso, almeno, che comunemente si attribuisce a questo termine) serve a ben poco; infatti combattere l'io implica un'azione di forza, e non è certo con la forza e tantomeno con la violenza che potrete ottenere i vostri risultati. Le misure repressive, d'altra parte, hanno sempre sortito l'effetto contrario di quello che stava alla base del loro esistere. Tenete anche conto del fatto che, al vostro attuale stato evolutivo, il vostro io non si manifesta più in modo grezzo e grossolanamente evidente, ma tende ad agire in modo molto più sottile, insinuante, e vi fa muovere subdolamente in modo tale da crearvi confusione, tanto da farvi apparire altruista un'azione miseramente egoista. Cosa fare dunque per tirarvi fuori da questa confusione e quali misure adottare per non incorrere più in quegli errori che, da molto tempo, sono la vostra "spina nel cuore"? Senza prendere armi in mano, osservate ed analizzate tutte le vostre azioni quotidianamente, e cercate di arrivare (si richiede per questo la massima sincerità verso se stessi) alle motivazioni che vi hanno spinto a comportarvi in quel modo, poi prendete coscienza di quanta dose di io era presente nelle vostre azioni e, senza recitare inutili "mea culpa" o macerarvi nei sensi di colpa - che tanto non vi servono a nulla se non a soffrire e stare male - aspettate un'altra esperienza, grazie alla quale potrete verificare quanto avete compreso di voi stessi e del vostro io. Questo soltanto può essere il primo passo verso quell'annullamento prospettato dalle Guide (annullamento dell'io N.d.R.), quindi nessuna azione di forza o di violenza verso voi stessi, basta soltanto molta sincerità. Non abbiate, dunque, timore di scoprirvi egoisti, e cercate di usare tutto il coraggio che possedete mentre vi osservate, per gettare via le maschere di altruismo che l'io - a questo punto della vostra evoluzione - sta cercando per portare avanti "i suoi interessi" e, alla peggio, "per fare i propri comodi".

Sto cercando di proporre al lettore, non solo un quadro di cosa questo io possa essere, ma sto al contempo anche illustrando il "metodo" - se così o si vuole chiamare - per liberarsi da esso, o almeno per "limarlo" e avvicinarsi col tempo, con coraggio e onestà, alla liberazione.

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