Dunque comprendere se stessi significa rendersi esattamente consapevoli di tutto ciò che vi spinge ad agire, a parlare; rendersi consapevoli che, anche quando pensate, voi seguite canoni di pensiero, siete influenzati dalle altrui verità e non pensate mai secondo ciò che sentite. Questo significa rendersi consapevoli. Molte volte voi sapete di essere egoisti, e con questo? Dite: "io sono egoista, però non cambia l'intimo mio" . Attenti ! Generalmente vi sono certe creature le quali anelano a liberare il proprio essere dall'illusione. Udendo quello che noi diciamo, queste creature pensano: "Bene! io mediante una introspezione esaminerò ogni mio impulso, mi renderò consapevole che questo impulso nasce dall'io che desidera essere soddisfatto, che desidera espandersi; una volta che io avrò ben fissato questo, non farò altro che agire". E' qui lo sbaglio. Questa liberazione avviene non quando voi costringete il vostro essere a fare ciò che non sentite, ma quando voi agite senza sforzo, quando siete veramente voi stessi. Mi spiego. Quando vi portate a conoscenza, ad esempio, dell'egoismo che è in voi dite: "non sono cambiato; perché? io dovevo cambiare". Non dovete attendere il cambiamento perché quello chiaramente dice che voi non cercate altro che un divenire, non un essere.
Cercherò di spiegarmi meglio: quando, ad esempio, voi dite che le nostre parole non sono vere, noi non soffriamo, perché da parte nostra non vi è sfruttamento; ma se lo fate esaminare da un qualsiasi esponente delle vostre organizzazioni filosofiche o religiose o di altro genere con le quali esse parole sono in contrasto per il loro significato, vedrete che questi dirigenti vi diranno che non sono vere, che noi siamo Entità basse (di bassa evoluzione N.d.R.) e che tutto ciò è una illusione. Che cosa significa questo? Significa che quelle creature voglio sfruttarvi, vogliono tenervi legate a sé, perché dalla vostra fede esse traggono profitto, che non è sempre un profitto finanziario, ma può essere utile al desiderio di espansione del loro io. Mi sono spiegato? Colui che soffre se non è creduto e seguito, vi vuole sfruttare e poiché lo sfruttamento avviene solo nell'ignoranza, quegli non vuole la vostra comprensione.

Domanda - Abbiamo parlato di introspezione. Questo è un mezzo per arrivare alla consapevolezza di quello che siamo?

Risposta - Non cerchiamo ancora i ristagni del pensiero, non cerchiamo i metodi. Dobbiamo renderci consapevoli.

Domanda - Rendersi consapevoli è molto difficile in quanto ci accorgiamo di un nostro atteggiamento, di un nostro modo di fare, di un nostro modo di agire, ma questo è un processo puramente mentale, non di coscienza. Per conseguenza si arriva alla sapienza e non alla consapevolezza.

Risposta - Non devi preoccuparti di come ciò avviene. Altra volta lo spiegai: se voi prendeste l'abitudine di scrivere i vostri pensieri, fare una specie di diario, che dopo un certo periodo di tempo potreste rileggere, vi accorgereste che avete cambiato il vostro modo di pensare. Allo stesso modo avviene la consapevolezza. Voi dovete rendervi consapevoli ed allora, nella costante consapevolezza, giungerà la comprensione e la liberazione. Tutto quanto vi avviene, avviene per la vostra comprensione. Questo ricordatelo.

Domanda - Allora, Claudio, la prima volta che uno si rende conto di essere egoista e dice: "si guarda, un'altra volta non voglio essere egoista", tu dici che questo non è sufficiente. Basta dire: "Sì, sono egoista e quando non lo sarò più… ". Insomma mi sembra che invece questo debba richiedere uno sforzo da parte nostra...

Risposta - No, nessuno sforzo. Quando tu dici: Sì, io sono egoista", nel momento che tu dici ancora: "Voglio non essere più egoista" tu cerchi un divenire, tu cerchi di fare qualcosa che non avviene spontaneamente, ma qualcosa che è forzato.

Domanda - Ma allora che cosa dobbiamo fare?

Risposta - Rendervi consapevoli.

Domanda - E cioè non mentire a noi stessi?

Risposta - E basta, punto. Ripeto: nella costante consapevolezza giunge la comprensione e la liberazione.

Domanda - E la volontà non entra neanche in minima parte?

Risposta - La volontà entra in questa costante consapevolezza e basta. Non dovete con la volontà fare violenza a voi stessi. Con la volontà dovete cercare di rendervi costantemente consapevoli.

Domanda - Molte volte le creature non possono costantemente introspezionarsi in quanto la vita, con le sue esigenze materiali e fisiche…

Risposta - io non ho mai detto che dovete ritirarvi dal mondo per giungere alla comprensione. Voi potete rimanere soli anche in mezzo al mondo. Se avete delle occupazioni, voi potete benissimo esplicare tutte le vostre attività, però rendendovi consapevoli.

Domanda - La così detta "vittoria su se stessi" secondo i moralisti, filosofi, etc., come dovrebbe essere interpretata?

Risposta - io non cerco di interpretare, io cerco di farvi comprendere. Per me non esiste la moralità. La moralità per l'uomo liberato non esiste. Esistono le leggi e le costrizioni per coloro che non sono giunti a questa liberazione.

Domanda - Allora, "morire a se stessi" per comprendere?

Risposta - Morire a se stessi significa appunto essere staccati da tutto, avere dimenticato il proprio io.

Domanda - Quindi staccati anche dalla vita?

Risposta - Non è questo. Ripeto: voi potete essere nel mondo ed essere staccati, voi potete possedere grandissime ricchezze ma non essere schiavi di queste ricchezze, essere staccati da esse. Servirvene per aiutare i vostri fratelli.

Domanda - La "Rinascita" dei vangeli cosa significa?

Risposta - Tu intenti, per quella rinascita, la resurrezione del corpo?

Domanda - No. Gesù disse: "Se non rinascete", e gli Ebrei domandarono: "come può l'uomo ritornare in grembo a sua madre?"

Risposta - Esattamente, deve rinascere ogni giorno. Questo è il giusto significato.

Domanda - Comprensione, quindi sarebbe questo rinascere di nuovo?

Risposta - Sì, perché voi dovete trasformare completamente il vostro essere: questa è la rinascita.

Domanda - La comprensione dovrebbe essere la somma dei nostri errori, delle nostre fatiche, delle nostre delusioni?

Risposta - No. La comprensione è il fiore che sboccia nel fango. I vostri errori, i vostri dolori debbono portarvi (e vi porteranno) comprensione. Questo è il giusto significato. Mi sono spiegato?

Domanda - C'è un solo modo d'intendere, diciamo così, l'insegnamento del dolore?

Risposta - non c'è nessun modo. Dovete comprendere. Alla base di ogni sofferenza c'è l'io con il proprio desiderio di espandersi (sofferenza fisica e morale). Generalmente l'uomo cerca conforto a questo dolore ed allora, ripeto, non comprende.

Domanda - Quando io avessi compreso una certa cosa o tutte di me stesso ad un certo momento devo fare qualcosa per andare oltre?

Risposta - No.

Domanda - Allora vuol dire che tutto questo cambiamento avviene a mia insaputa?

Risposta - Sì, esattamente. Non avviene con sforzo ma naturalmente. La ricerca di sicurezza conduce all'affanno, alla delusione, al dolore. Nel dolore la ricerca di conforto conduce alla schiavitù, al reciproco sfruttamento. Voi non dovete essere qui per cercare conforto al vostro dolore, bensì per scoprirne e comprenderne le cause. Tutto quanto non vi fa comprendere vi illude. Ogni qual volta voi accettate e non comprendete, vi illudete.

Domanda - Allora quando proviamo soddisfazione, quando con la volontà crediamo di aver superata una passione, quel senso di soddisfazione non è che una manifestazione di orgoglio che non si è riusciti a superare?

Risposta - E' il tuo io che trionfa.

Domanda - La comprensione e consapevolezza presuppone che noi non possiamo ingannarci, cioè credere di capire e invece non capire?

Risposta - Appunto, presuppone un'immensa schiettezza da parte vostra, una enorme sincerità con voi stessi.

Domanda - E quando c'è questa sincerità non ci sbagliamo?

Risposta - Non vi sbagliate purché non vogliate sbagliarvi.

Domanda - io penso dopo tutto quello che ho sentito, che la miglior cosa sia quella di abbandonarsi completamente.

Risposta - No !

Domanda - Abbandonarsi, perché se ad ogni sforzo che io faccio per comprendere un qualche cosa, devo sentire l'espansione dell'io, la gioia del mio io, allora non ho mai nessun merito.

Risposta - Voi siete abituati ad agire e da questa azione ad aspettarvi una ricompensa. Ecco l'errore. Voi non dovete avere delle ricompense; non siete qua per avere dei meriti o dei demeriti; siete qua per comprendere, e questa comprensione avviene quando agite senza sforzo. Però questo non significa votarsi a un cieco fatalismo, non significa questo, assolutamente no! Significa essere voi stessi, estremamente sinceri: questo significa. Così come vi abbiamo detto, nell'aiutare non dovete aiutare per aspettarvi una ricompensa. Ma nel momento che vi rendete consapevoli che voi portate aiuto alle creature per far godere il vostro io, non dovete in questo pensiero cessare di portare aiuto. Così tu non devi dire: cesso, mi riposo, ripiego su me stesso. Questo è un errore. Devi renderti vigile, costantemente consapevole, senza attenderti da questo ricompensa alcuna, senza fare questo per una ricompensa. La comprensione giunge quando voi, ripeto ancora, realizzate questa costante consapevolezza a vostra insaputa.

Le insidie che chi cerca di comprendere se stesso deve fronteggiare non sono poche, e in cambio di ciò, quello che si ottiene (o si dovrebbe ottenere) appare assai fumoso e poco rassicurante, vero? L'unico modo, in vero, per comprendere l'insegnamento di Claudio è provarlo e sbagliare. E dopo aver sbagliato, rileggere, riflettere sugli errori, e poi riprovarci.Tutto ciò finché l'atto di porre attenzione e riflettere su se stessi non diventi una cosa "automatica" fatta quasi senza accorgertene. Come quando percorri in macchina una strada molto famigliare, che lo fai senza pensarci. Nel tentativo di stilare un quadro di te stesso quanto più veritiero possibile, c'è un altro errore da evitare. Un errore molto comune, da cui Claudio ti saprà mettere in guardia…

Un altro errore che comunemente fate, è quello di credere che ciascuno debba dare un giudizio riepilogativo di se stesso. Mi spiego meglio: se, per esempio, analizzando un vostro comportamento scoprite che quello che credevate essere uno slancio di altruismo in effetti nascondeva un impulso egoistico, voi darete un giudizio di voi meno lusinghiero di quello che davate ad un esame superficiale.
In un'altra occasione, invece, supponiamo che scopriate che quella che credevate una spinta egoistica, in effetti non nascondeva alcun interesse personale. A questo punto, quindi, vi chiedete: "Ma chi sono io? Sono egoista o sono altruista?". La risposta che date ad una simile domanda, è che voi siete la media di queste due qualità. Ciò fa sorridere, ma in effetti accade. Ciascuno è quello che è nel momento in cui si prende in considerazione. Se voi ponete attenzione a questa affermazione, scoprirete che così, in un primo momento, può sembrare che essa annulli il valore della introspezione fatta a posteriori; se infatti si è quello che si è nel presente, che significato e che valore può avere il cercare di scoprire le vere ragioni che hanno spinto ad agire in un certo senso, a compiere una certa azione, se teoricamente - nel momento in cui voi fate questa riflessione - potete essere "diversi" da quello che eravate quando avete agito? Ma il valore della introspezione fatta a posteriori emerge, invece, tenendo presente che se non si superano, nel presente, le limitazioni che determinano l'intimo essere di ognuno, tali si è e tali si rimane.
Ecco perché è importante il presente: ciascuno è quello che è nel presente. Se voi avete fame, non vi sfamate pensando a quello che avete mangiato nel passato o a quello che mangerete. Tutti i problemi sono nel presente e nel presente debbono essere affrontati, se si vogliono risolvere
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Chi fosse già avvezzo a questi insegnamenti e arrivando a leggere fin qui trovasse delle "incongruenze" o delle semplificazioni, non me ne voglia. E' praticamente impossibile trattare un singolo argomento in modo preciso senza prima aver dato un'infarinatura, anche solo superficiale, di tutti gli altri. Quindi ogni qual volta si è reso necessario fare riferimenti a concetti e termini ancora non spiegati e neppure accennati, ho dovuto ricorrere a semplificazioni o addirittura a decisi tagli al corpo del testo, proprio al fine di ridurre l'inevitabile confusione al minimo possibile. Alcuni concetti fondamentali sono stati posti, e ora li riassumo brevemente. Conoscere se stessi significa osservarsi nella vita di tutti giorni e porre attenzione a tutti i propri moti interiori e - per così dire - annotarli di volta in volta dentro se stessi. Fatto questo occorre analizzarli a posteriori con la massima schiettezza di cui si è capaci, e senza aspettarsi da questo lavoro ricompense o acquisizione di chissà quali facoltà. Fatelo e basta, purché l'unico vostro scopo sia la verità. Si tratta infondo di un lavoro di auto psicoanalisi , e sfido chiunque - spiritualista o materialista - a negarne l'intrinseca utilità. Inoltre abbiamo introdotto già qualche nuovo termine. E per la precisione: io, sentire, evoluzione e comprensione. Che spiegati in poche parole posso essere così definiti: L'io è l'illusione di separatività (divisione tra me e te, mio e tuo) che giace dentro di noi, che tramite la comprensione può essere superato, portando così ad un nuovo ampliamento del nostro sentire. L'intero processo passa sotto il nome di evoluzione. Un'evoluzione spirituale, questo è ovvio. Ora, per esempio, potresti chiederti per quale ragione la separatività deve essere considerata un'illusione… ma per rispondere a ciò la strada è ancora lunghissima.

Possiamo cominciare con l'accennare ai piani di esistenza e al fenomeno noto come reincarnazione, trattati nella prossima sezione "la Via della Mente". Con la raccomandazione - spero superflua - di accettare sempre solo ciò che torni al vaglio della tua logica.

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