Due importanti concetti sono traspariti dalle toccanti parole di Kempis e così li riassumo:

1. Il karma è mosso dall'intenzione che sta a base dell'azione compiuta, e non dall'azione stessa.
2. Lo scopo del dolore è quello spingerci fuori dalle cristallizzazioni (ristagni spirituali), ed è solo l'ultimo dei mezzi che la vita usa per farci comprendere, laddove tutti gli altri stimoli non sono bastati a farci raggiungere il medesimo fine.

Cerchiamo di ragionare un minuto sul primo dei due concetti appena esposti. Che cosa significa dire che è l'intenzione che muove la causa, e non l'azione? Significa per esempio che se io provo un impulso aggressivo nei confronti di una persona, e quindi la insulto, muovo una causa che ricadrà su di me. Poco importa se il mio insulto venga - mettiamo per assurdo - interpretato come un gran complimento e quindi ottenga il risultato opposto. La mia intenzione era di offendere e la causa mossa, che ricadrà su di me come effetto, sarà molto probabilmente negativa (nel senso di spiacevole). Per esempio sotto forma di un'altra persona che a sua volta offenderà me. Le cose nella realtà non sono così lineari e semplici, queste sono semplificazioni per aiutarti a capire. Proseguiamo negli esempi e domandiamoci invece cosa sarebbe successo se io, un attimo prima di pronunciare l'offesa, preso dalla paura delle conseguenze, decidessi di fermarmi e rimanere in silenzio. Muoveremmo il karma negativo in questo caso? La risposta è di nuovo sì. Certo, è possibile che il fatto che alla fine non ho pronunciato l'offesa possa nascondere un qualche barlume di comprensione riguardo alla verità che offendere gli altri è "sbagliato", e quindi questo può in qualche misura attenuare l'effetto del karma negativo, ma l'intenzione di ferire c'è stata e quindi dietro ad essa deve trovarsi una insufficiente comprensione che necessita di un effetto karmico per venire superata.

Spero che ora il discorso sia più chiaro. Nonostante i discorsi fatti, la tendenza comune di fronte a esempi del genere è quella di finire col considerare il karma come una sorta di legge punitiva. No. Il karma agisce per aiutarci a comprendere e cessa la sua esistenza allorché la comprensione sopraggiunge. Il karma di solito coinvolge più persone contemporaneamente secondo una legge di massima economia che permea tutta la natura. La nostra offesa ferisce una persona che così vive il suo karma negativo, e magari funge da spunto riflessivo per un altro che passava di lì per caso e osserva quanto è accaduto rimanendone colpito. In realtà nulla di quanto ci accade nelle nostre giornate si verifica per caso. Il dettaglio più insignificante che noi "per puro caso" (il caso non esiste) notiamo, è stato messo lì apposta per noi per aiutarci a capire qualcosa in più di noi stessi e avvicinarci alla Verità. Tutto quanto l'universo, così come appare ai nostro occhi, è tale apposta per noi, a nostro esclusivo beneficio. Comprendi questa realtà e ogni giorno ti apparirà una magia, ogni problema si tramuterà in un affascinante spunto riflessivo per conoscere te stesso, e, in ultima analisi, essere più felice. In realtà questo punto - il discorso cioè dell'intenzione - è di importanza direi vitale per comprendere l'insegnamento dei maestri. Al punto che il conosci te stesso, al limite, può essere sostituito con "conosci le tue intenzioni" . Approfittiamo di un contributo di Scifo sull'argomento:

… Perché ciò che sta alla base del creare del karma positivo o negativo, non è l'azione come voi potete pensare ma è l'intenzione con cui l'azione viene compiuta. L'intenzione: questo è un argomento di cui abbiamo parlato anni e anni fa, che abbiamo sottolineato essere un fattore importante e che è importante proprio per far comprendere questo, ovvero che in realtà non è l'azione compiuta dall'individuo ma è l'intenzione che la muove a provocare gli effetti karmici. Comprendete questo creature? Vi sembra chiaro adesso il discorso anche se non abbiamo precisato al massimo? Facciamo comunque degli esempi per spiegare questo punto: supponiamo, per estremi come si fa di solito per comprendere meglio le situazioni, di trovarci davanti ad una persona che ha ammazzato un'altra persona. Senza dubbio, voi penserete che questa persona ha mosso una grande quantità di karma negativo, vero? Bene, non è sempre così e certamente non sempre può essere così, perché la persona può essere stata uccisa per un insieme di fattori che vanno al di là delle intenzioni dell'assassino e, certamente, per quello che riguarda la coscienza dell'assassino che è quella che poi fornisce le intenzioni, che è quella che poi subisce le intenzioni delle azioni commesse… è ben differente commettere un omicidio intenzionale e commettere un omicidio senza volerlo. Questo, lo sapete, è compreso e riconosciuto da qualsiasi legge che si rispetti, delle vostre società attuali. D'altra parte, ci si può ricollegare proprio al discorso che facevamo anni e anni fa allorché precisavamo che è sbagliato dire "il fine giustifica i mezzi" in quanto è molto più giusto dire "l'intenzione giustifica l'azione". Anche se queste due frasi posso sembrare apparentemente la stessa cosa, in realtà vi sono delle sottigliezze tali per cui si differenziano enormemente.


Bene, ora credo (e spero) che il concetto sia stato ribadito abbastanza. Riallacciandoci un secondo a quanto affermato nella sezione precedente, mi pare ovvio che l'individuo sarà in grado di muovere karma solo allorché sarà giunto ad un livello di coscienza tale da poter in effetti avere delle intenzioni capaci di muovere cause. Ciò non potrà che accadere a livello delle incarnazioni umane o, al massimo, della ultimissima in forma animale. Ecco invece un altro aspetto importante della questione. Ce lo illustra Scifo:

… certamente, chi fa un'azione sapendo, intenzionalmente, avendo coscienza di sbagliare, provocherà una reazione di un certo tipo, una reazione molto forte; chi, invece, agisce nell'ignoranza smuoverà una reazione più debole, più facilmente superabile in seguito. Perché, direte voi? Perché questa reazione diversa? Tutto sommato, poi, il male che si può aver fatto ad altri fratelli può essere lo stesso, allora la quantità di karma smosso dovrebbe essere più o meno identico. Oppure: se questa persona non aveva l'intenzione di fare del male, all'estremo, non dovrebbe proprio esserci nessuna forma di karma, visto che è un'azione che va al di là dell'intenzione dell'individuo. Giusto? Invece, in realtà, vi è un fattore che fa sì che l'effetto karmico agisca lo stesso. Infatti, per quanto l'individuo non abbia l'intenzione di provocare qualche danno agli altri, tuttavia come minimo ha avuto l'intenzione (ha commesso l'errore se vi aiuta a comprendere) di non valutare più onestamente quanto poteva essere fatto, e siccome un errore di valutazione o l'indisponibilità alla valutazione - il non voler valutare o il non saper accettare la valutazione - tutto sommato presuppongono un'intenzione egoistica ecco che allora, proprio a seguito di questo, si smuove un effetto karmico.


Come vedi le sfumature dell'argomento sono molte di più di quelle che forse ritenevi all'inizio della sezione. Dire "karma = legge di causa ed effetto" , è senz'altro vero e giusto, ma da qui al cogliere le concrete implicazioni nella vita di ogni giorno ne passa parecchio. Vediamo ora una nuova sfumatura sull'argomento.

Karma vuol dire, in ultima analisi, donare comprensione. Ogniqualvolta l'individuo agisce senza comprendere, muove un karma. E' ad un tempo la giustizia e la misericordia divina. Ma il vero senso è la misericordia perché, a karma consumato, l'individuo ha capito. Il karma è congegnato in modo che se l'individuo fosse solo al mondo - ammesso che potesse realizzarsi questo - ebbene l'effetto ricadrebbe su di lui, solo al mondo ed isolato, e gli donerebbe comprensione ugualmente. Anche nelle condizioni più sfavorevoli, esso conduce l'individuo a comprendere, qualunque temperamento egli abbia. E' pur vero che esiste anche la legge dell'amore e dell'amore fraterno: se vedete una creatura che soffre, e avete compreso qual è la ragione del suo soffrire, voi potete aiutarla a comprendere, ed ecco che il karma raggiunge il suo scopo.
Pensando che le creature debbono bere fino all'ultimo calice il loro dolore, ecco che con buoni pensieri di serenità, di aiuto alla comprensione, voi facilitate la comprensione stessa, che è il fine del karma.


Abbiamo parlato di reincarnazione. Una domanda legittima che l'individuo medio si pone, allorché riflette sulla possibilità che questo principio sia reale, è questa: ma se è vero che io ho vissuto altre vite con altre personalità, per quale motivo non ho la minima memoria di ciò? Eccoti una parte della risposta, rimanendo nel discorso sul karma.

Per raggiungere la certezza che tutto è giustizia e amore nel cosmo, dovete comprendere il principio generale del karma. Nient'altro è importante. Non ha importanza il singolo karma: se ciò fosse importante, l'uomo per primo ricorderebbe le sue trascorse esistenze, anche durante l'esistenza terrena ultima. Ma proprio il contrario deve essere: l'uomo non deve ricordare, nel momento che subisce l'effetto di una causa che ha mosso, qual è stato l'avvenimento per il quale, in tempi trascorsi, mosse quella causa. Se l'uomo ricordasse ciò che ha fatto, egli non commetterebbe certe azioni non perché ha compreso ma perché avrebbe paura delle conseguenze che quelle azioni recano con sé. Non si tratta di capire, dall'effetto che una creatura sta scontando, qual è la ragione che la fa soffrire, qual è la causa mossa in altre esistenze e che oggi arreca dolore. Anche questo può avvenire, ma non è questa la ragione del karma, non è questo il karma che deve dare durante la vita terrena: ma deve dare comprensione verso chi soffre, dare sentimento a chi soffre, in modo che verso i fratelli non si provi avversione ma amore. E quando la comprensione totale, che il karma mira a dare, non è giunta nella vita terrena, giungerà senz'altro allorché l'individuo potrà unire ciò che il suo essere interiore ha sentito, ha provato, ha percepito vivendo due vite diverse eppure così strettamente unite da quel filo che si chiama causa ed effetto, ovvero la legge del karma.


Ripeto che ci sono anche altre motivazioni che giustificano la cosiddetta "legge dell'oblio" (che comporta la totale perdita della memoria di ciò che si è stati in vite precedenti, tranne in casi eccezionali). Una spiegazione semplice - invece - del suo meccanismo potrebbe essere il fatto che il veicolo Mentale viene completamente sostituito tra una vita e l'altra, e quindi - dato che esso è anche sede della memoria - necessariamente la memoria viene perduta. Già sento il medico/fisiologo/biologo che scuote la testa pensando come invece già la scienza abbia scoperto da tempo che la sede della memoria sono i neuroni e niente di più. La verità in effetti è anche questa. Non posso entrare nel merito in questa sezione altrimenti rischierei di divagare troppo, ma tutto si spiegherà - per chi avrà la pazienza di continuare a leggere - quando chiarirò le meccaniche d'interazione tra i diversi corpi/veicoli e quindi tra corpo Fisico e corpo Mentale. Ora ritorniamo al discorso del karma con un bellissimo esempio chiarificatore di come il karma può manifestarsi nelle diverse vite dell'individuo.

… Un po' di confusione può essere fatta, e chiariamo con un esempio. Una donna che abbia avuto, in una sua incarnazione, un eccesso di ricerca del sesso, nella vita successiva, per reazione, per comprendere questo discorso dell'eccesso sessuale rinasce come una donna che pensa al rapporto carnale come a un peccato gravissimo, il più grave di tutti - che è una cosa abbastanza comune nelle persone che seguono la vostra religione. Allora può darsi che questa entità, dopo aver vissuto due vite l'una in antitesi dell'altra, nel piano Astrale possa riflettere sulla sua ultima incarnazione e superare, col ragionamento, questo errore di considerare il sesso come qualcosa di estremamente peccaminoso. Ecco che allora il bilancio viene fatto dopo che c'è stata tutta una serie di esperienze in antitesi. Non è che il karma verrà dopo, per farle capire qualcosa che, in fondo, ha già sperimentato e maturato dentro di sé: l'esperienza opposta alla dissolutezza è già avvenuta nell'ultima incarnazione e quindi si tratta, a quel punto, di fare un bilancio. Bilancio che viene fatto, appunto, nel piano Astrale, avendo tutti gli elementi necessari per poterlo fare. Dal punto di vista del sesso, quell'essere rinascerà equilibrato.


Per concludere questo argomento - almeno per ora - lascio di nuovo la parola ad un maestro.

L'uomo è continuamente aiutato, ha innumerevoli occasioni per comprendere, la verità gli è sempre vicina, le occasioni per conoscerla non si contano: verità particolari, che servono per le situazioni del momento, e verità generali, verità assolute che sono l'esatta enunciazione della realtà, di ciò che è. Sempre la realtà è alla portata dell'uomo. Dirò di più: l'uomo vive nella realtà. Ma perché, allora, l'uomo è dedito alle illusioni?, perché non comprende? Non comprende per sua natura o per sua evoluzione, e molte volte, nei limiti della sua natura e della sua evoluzione, per sua cattiva volontà. Dal primo tipo di incomprensione, o se volete di ignoranza, l'uomo non ha un karma, e da questa ignoranza sarà riscattato: egli è infatti chiamato a tutto comprendere, a tutto conoscere. L'altro tipo di incomprensione, invece, porta un effetto, in quanto è dovuto all'occasione di comprendere lasciata sfuggire: e l'uomo dovrà comprendere forzatamente attraverso l'azione diretta, l'esperienza diretta. L'aiuto è marginale perché nell'assimilazione, nella trasposizione della realtà dalla mente alla coscienza, nell'intima convinzione, l'uomo deve operare da solo. Non si può trasfondere la saggezza, non è possibile con un colpo di bacchetta magica far evolvere l'uomo. Ma ciascuno deve, da solo, assimilare, comprendere la verità che una mano amica, una mano desiderosa di aiutarlo gli porge. L'aiuto che l'uomo riceve è tanto, ripeto, ma è un aiuto marginale perché nessuno può fare per voi ciò che voi dovete e potete fare. "Quale aiuto?", direte. Il solo e vero e valido aiuto che vi sia: quello di dar mangiare agli affamati, di togliere la sete agli assetati. Ma chi ha sete, benché una mano amica gli porga l'acqua, da solo deve berla. In questo senso, in questo ed unico senso, voi siete soli. Ciascun individuo è veramente l'unico artefice della propria esistenza: da solo deve assimilare, deve comprendere, deve sentire intimamente la verità.

C'è davvero tantissimo da dire sul karma. Esistono karma collettivi che coinvolgono popoli interi, o famiglie, esistono karma limitativi o "restrittivi", come chi nasce ritardato o addirittura vive in stato vegetativo, e più in generale direi che, non per ogni karma che esiste, ma per ogni individuo che sperimenta un karma, si possa fare un discorso a parte diverso da tutti gli altri. Non è quindi possibile in assoluto - tantomeno lo è in questo sito - trattare questo argomento in ogni sua sfumatura. Spero invece di aver dato un'idea di quale sia il principio che sta alla base del karma, in modo che tu possa, osservando te stesso e la tua vita, risalire ai fini che avevano certe esperienze vissute, magari con dolore o magari con gioia. Dare un senso a ciò che ci succede può essere fondamentale in certi momenti della vita, e visto che un senso in effetti c'è - esiste - scoprirlo diventa veramente liberatorio. Si chiude qui questa sezione sulla ragione del dolore. Il cammino è ancora lungo e tantissimi sono gli argomenti ancora non accennati, e di quelli invece già introdotti, esistono ancora moltissime cose da aggiungere. Se avrai il desiderio sincero di conoscere, di cercare la verità, non ci sono dubbi che troverai ciò che cerchi. E magari, perché no?, lo troverai almeno in parte proprio su queste pagine.

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