Padre mio, nella mia vita di tutti i giorni io riesco anche a trovare un momento per distogliermi dal mondo e cercare la Verità. I miei occhi, allora, si volgono intorno, osservano ciò che li circonda; le mie orecchie si tendono ad ascoltare anche il più piccolo suono alla ricerca della parola di Verità; la mia mente analizza, esamina, critica, giudica; tutto il mio essere, in fondo, è teso verso la ricerca... eppure, Padre mio, la verità sembra allontanarsi sempre di più da me, e come un fantasma malizioso mi sfugge tra le dita non appena sembra che io stia per afferrarla, e mi schernisce, e mi deride, e sparisce dietro all'angolo della mia mente. Padre mio, aiutami, Ti prego: se io sento interiormente questo bisogno di Verità, se io sento che conoscere la Verità può darmi pace, può farmi essere diverso, fa' qualche cosa Tu, Tu che tutto puoi, per aiutarmi in questa mia ricerca affannosa e così spesso disperata! ...


Moti

 

... Figlio mio, io ti osservo nel corso della tua ricerca, ti vedo fermarti nelle tue giornate e cercare insistentemente un perché, cercare in te i motivi, le cause di ciò che stai vivendo, di ciò che ti succede, di ciò che ti colpisce, che ti addolora, che ti frantuma, che ti rattrista in continuazione. Ti vedo volgere gli occhi intorno a te e chiederti perché quella persona non ti ama, perché non ti aiuta, perché si rifiuta di tenderti una mano, perché non ti sente suo fratello.Ti vedo ascoltare ciò che gli altri dicono, e soffrire perché nelle loro parole non riesci ad avvertire ciò che vorresti avvertire, non riesci ad avvertire amore, tenerezza, dolcezza. Poi osservo la tua mente e osservo te, all'interno della tua mente, allorché esamini attentamente le azioni degli altri, le esamini e ti erigi a giudice, a critico, ti erigi a scopritore della realtà altrui, della Verità altrui, pensando di trovare così dei motivi in loro che possano scusare ciò che tu hai compiuto, che possano permetterti di dire: "Io ho fatto il mio possibile, ma in realtà la verità è che sono gli altri a sbagliare". Figlio mio, chiudi i tuoi occhi. Figlio mio, tappati le orecchie. Figlio mio, fa' tacere la mente rivolta all'esterno e osserva te stesso: se davvero vuoi trovare la Verità non cercarla al di fuori di te, perché io là non l'ho posta. Là vi sono le verità altrui, ma le verità altrui, figlio mio, per te sono irraggiungibili, non sono altro che proiezioni dei tuoi bisogni, dei tuoi desideri, dei tuoi pensieri, delle tue passioni. Ciò che invece, figlio mio, per te è raggiungibile, osservabile, conoscibile, comprensibile, assimilabile, verificabile è la tua realtà interiore; ed è lì, figlio mio, che io ho posto la Verità che tu puoi scoprire. Non aver timore, non aver timore di te stesso ed osservati fino in fondo: se davvero è la Verità quella che vai cercando, nel tuo più profondo essere, senza dubbio, la troverai.

Scifo

 

Padre mio, quando tu mi hai dato la possibilità di vivere in questo mondo io sono stato, per un po' di tempo, felice; ho assaporato la gioia delle cose che mandavi intorno a me, ho goduto del Tuo amore che io ritrovavo ogni giorno scoprendo un gioco nuovo. Ma poi, Padre mio, io sono cresciuto, sono diventato adulto, sono diventato un uomo e Tu non mi hai più dato felicità ma soltanto dolore; e ho conosciuto la sofferenza ogni giorno. Hai fatto di tutto per me, Padre mio, anche se non ne comprendo le motivazioni, anche se ne intuisco la causa, mi hai fatto soffrire in ogni modo: mi hai privato delle cose che più amavo, mi hai privato di un figlio, mi hai privato di un amore al quale volevo dedicare tutta la vita.
Mi hai provato mettendomi ultimo in mezzo agli uomini.
Mi hai fatto soffrire togliendomi la possibilità di diventare una persona importante, rispettata dagli altri, amata, richiesta. Ma perché, Padre mio, tutta questa sofferenza? Perché, Padre mio, non hai continuato a infondermi, a darmi quella felicità che io godevo nei primi giorni della mia vita? Aiutami, Padre mio! Aiutami a comprendere il perché di tutto questo, dammi la mano, dammi la mano perché voglio capire, Padre mio! ...

Viola

 

... Figlio mio, ho ascoltato le tue parole ed è per questo che ora, in qualche modo, io faccio giungere a te la mia voce anche se so che molto facilmente, figlio, tu non vorrai ascoltarla; so che molto facilmente preferirai distogliere la tua attenzione per cercare di seguire ciò che, magari, anche soltanto a mezzo metro di distanza starà accadendo sul tuo piano di esistenza. Figlio mio, tu ti lamenti della tua sofferenza, e tendi a far risalire la causa di questa tua sofferenza fino a me, come se io, figlio mio, potessi divertirmi a creare per te dolori, affanni, tristezza, e non ti rendi conto, figlio, che questi dolori, questi affanni, questa tristezza nascono in te perché tu stesso, con le tue mani, li stai facendo nascere, perché tu stesso ti immergi così completamente e totalmente soltanto in ciò che riguarda l'esteriorità da dimenticarti di creare in te stesso quei supporti, quegli aiuti, quelle grucce che potrebbero farti superare senza fatica anche il più grande affanno. Figlio mio, se tu non riesci neppure ad ascoltare per un attimo il silenzio, se il restare in silenzio provoca in te nervosismo, imbarazzo, tensione, impazienza, come puoi pensare di riuscire ad ascoltare il tuo essere? E se non riesci ad ascoltare il tuo essere, figlio mio, a che scopo rivolgi a me delle preghiere che, tanto, non potresti poi vedere esaudite sotto forma di discorso perché il mio discorso, figlio, passerebbe attraverso il tuo intimo?Comunque io continuo a parlarti, figlio, poiché il tempo per me non ha importanza e le mie parole, in un modo o nell'altro, continuo a inviarle, siano esse parole che giungono da un tuo fratello, siano esse parole che giungono da un fiore, da un tramonto, da un'aurora, da una notte; e se non sarà oggi sarà domani, se non sarà domani sarà tra mille anni, figlio mio, ma tu riuscirai a sentire le mie parole che il vento, in continuazione, ti porta.

Moti

 

C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, c'è un tempo per gioire e un tempo per piangere, c'è un tempo per abbracciare e un tempo per allontanare, un tempo per stringere e un tempo per lasciare, c'è un tempo per tutto... ma non lasciate che il tempo vi scivoli addosso in modo tale che voi possiate poi dire che il vostro tempo è stato vissuto invano. Pace agli uomini.

Florian

 

Padre mio, "tutto - dicono - mi parla di te" e quindi, secondo logica, dovrebbe bastare che io mi guardassi attorno per trovare tutte le risposte, per arrivare al punto finale dei miei perché; basterebbe che io volgessi intorno lo sguardo per farmi una ragione di quella che è stata, che è, e che magari sarà la mia esistenza. Eppure, Padre mio, tutto questo non mi riesce di farlo e anzi, ti dirò di più, ci sono dei momenti in cui mi ribello a tutto questo, dei momenti in cui dico a me stesso, al mondo e anche a te: basta, io non ci sto più a soffrire, a star male, e non riesco a convincermi che questa sofferenza, questo dolore, hanno in fondo una loro ragione. In quei momenti guardo la mia vita presente e trascorsa e cosa vedo? Vedo un'infanzia in cui i problemi che mi si presentavano sembravano indifferenti agli altri, sembravano tali che nessuno di coloro che mi circondava potesse, anche solo in minima parte, aiutarmi a risolverli in modo soddisfacente. Vedo gli anni dell'amore, se così si possono chiamare, vedo gli errori fatti a quell'epoca, vedo che quegli errori si sono come cristallizzati in me e forse, ad ogni amore perduto, un certo rimpianto per ciò che non ho fatto, per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, si è infisso come un chiodo al mio interno. Vedo il mio lavorare, il mio essere insoddisfatto in un lavoro che nulla apparentemente mi dà e sembra rendere ogni mio giorno una catena via via sempre più pesante. Vedo le creature che da me sono nate e che, invece di darmi la gioia che dovrebbero darmi, finiscono ancora una volta per esacerbare la mia sofferenza; ma, Padre mio, è possibile tutto questo?
Se davvero volgendo lo sguardo attorno tu puoi darmi una risposta, perché non rispondi a questi miei occhi che in continuazione si volgono in attesa di una tua parola, in attesa di un tuo sussurro che lenisca la mia sofferenza e mi indichi in qualche modo la strada? ...

Moti

 

... Figlio mio, io ti osservo, io ti ascolto, io ti sento allorché fai giungere fino a me le tue proteste, allorché non vuoi accettare che da ogni cosa che stai vivendo, che da ogni sofferenza che ti attanaglia, che da ogni dolore che ti tormenta tu puoi trarre le risposte per non soffrire più, per non provare più dolore. Ti ascolto gridarmi i tuoi perché nel silenzio del tuo intimo, pretendere che io ti dia una risposta definitiva che, come una spugna, cancelli dalla tua vita tutto ciò che la rende in apparenza così difficile da vivere; ma io, figlio mio, l'unica cosa che posso dirti, l'unico consiglio che posso darti è quello di incominciare, prima di tutto, ad accettare te stesso, perché vedi, figlio mio, tutti i dolori, tutte le sofferenze, tutti i periodi tristi che tu hai trovato ed hai incontrato, li hai trovati e li hai incontrati perché tu stesso - inconsapevole di ciò che sei - li sei andati cercando con puntiglio e con fermezza. E se tu, figlio mio, se tu, mio caro figlio, fossi riuscito ad essere sincero con te stesso, fin da quando la tua consapevolezza era tale da permettere di vedere chiaramente in te stesso, se tu fossi riuscito veramente in questo, figlio mio, saresti anche riuscito ad accettarti, saresti riuscito a non cercare di mostrarti diverso da ciò che sei, cosa che ti ha portato un po' alla volta a compiere anche ciò che altrimenti non avresti compiuto.Nulla è perduto comunque figlio, prenditi i dolori, le tue sofferenze, le tue tristezze, tienile strette, non dimenticarle, perché esse sono la luce che ti indica il cammino e da esse, se tu davvero vorrai, se tu veramente cercherai di trovare quella sincerità che un tempo hai rifiutato, potrai trovare la strada per non soffrire più, per non dolerti più, per non essere mai più triste.

Scifo

 

Padre mio, Altissimo Signore, mio creatore, io mi guardo attorno e vedo alcuni dei miei fratelli soffrire, e mi faccio, nel rivolgerTi queste mie poche parole, portavoce del loro dolore. Io vedo questi fratelli che hanno visto il loro figliolo morire improvvisamente, inaspettatamente, in un momento in cui nulla faceva presagire che ciò sarebbe accaduto, io vedo questi fratelli piangere per la scomparsa del proprio marito o della propria moglie in una morte improvvisa, io vedo la loro fede vacillare, io vedo il dolore che li sommerge, che li travolge completamente al punto di non riuscire più a trovare una ragione per la loro esistenza.
Io sento che in alcuni momenti essi si volgono addirittura a Te, Padre mio, per rivolgerTi imprecazioni e quasi maledirTi per l'ingiustizia a cui li hai sottoposti. Io comprendo, mio creatore, che tutto ciò non rientra certamente nella logica che Tu, attraverso questi Tuoi messaggeri vuoi comunicarci, tuttavia giustifico e comprendo pienamente quanto nel loro intimo si va creando.Io che mi sono assunto la responsabilità di farmi portavoce per loro, Ti chiedo di dare un motivo per infondere forza in questi miei fratelli così provati da una sofferenza troppo immediata, di far trovare loro un nuovo motivo di speranza, di fiducia, di possibilità di continuare ad andare avanti e di riuscire ad inserire nella logica della Tua realtà ciò che loro è avvenuto. Padre mio, Altissimo Signore, mio creatore, se Tu ami le Tue creature, così come ci è stato insegnato, se Tu segui le Tue creature e fai per loro il vero bene, allora Ti prego: fa qualcosa affinché questi fratelli non versino più lacrime ma riescano, non dico a sorridere, ma quanto meno ad accettare quanto loro è accaduto. Sono certo, Padre mio, sicuro della Tua bontà e misericordia, che Tu farai qualcosa per ognuno di loro e Ti ringrazio per questo. Grazie, Padre mio; grazie mio creatore ...

Federico

 

... Figlio mio, come sempre io non posso darti di più di ciò che già ti sto dando. So che le mie parole si scontreranno con il tuo dolore, il tuo dispiacere, il tuo rimpianto; preferisco quindi tacere e lasciare che per me parli qualcun altro. Non ha importanza quale sia il suo nome; potrei dirtene cento: Stefano, Nicola, Lorenzo, Rosa, e tanti, tanti altri, ed ogni nome che io direi potrebbe avere un significato particolare per ogni figlio che mi sta ascoltando. Tuttavia io spero che la voce di questa mia creatura possa essere ascoltata non alla ricerca di una verifica, di un trovare chi essa possa essere stata, bensì come un simbolo, come un portavoce delle parole che ognuno dei vostri cari scomparsi potrebbe profferire per voi.

Moti

 

Mamma, babbo, moglie mia, marito mio, figli miei, io ho lasciato il mondo in cui per un certo periodo di tempo abbiamo camminato assieme. Ho lasciato quel mondo dove le illusioni avevano la priorità sulla realtà e ti ho lasciato - adesso me ne rendo conto - nel dolore; ma ora sono giunto a te in questo momento, in questa serata, per ricordarti che io esisto ancora, che io ancora vivo e non soltanto nei tuoi ricordi, portati magari all'esasperazione, vissuti magari in un modo migliore di quanto fossero in realtà. Io sono qua per dirti, mamma, babbo, moglie mia, marito mio, figli meii che ancora vivo e che nulla è veramente finito, e che ci incontreremo quando anche tu lascerai questo mondo così come è scritto che sia. Potrai riabbracciarmi ed io ti abbraccerò, ma questa volta il nostro sarà un abbraccio non fatto più di illusioni, non fatto più di speranze, ma fatto di realtà: il nostro contatto sarà più intimo che mai e insieme - noi e tutti coloro che come noi, che come te, hanno sofferto - cammineremo in avanti e raggiungeremo quella luce, quel Dio, quell'Assoluto che tanto desideriamo. Mamma, babbo, moglie mia, marito mio, figli miei, non piangete per questa dipartita perché di dipartita in realtà non si tratta, ma è soltanto un'illusione pure questa, è soltanto un momento di distacco: non dimenticate mai questo, e siate certi che ci incontreremo, e siate certi che quando verrà per ognuno di voi il momento di lasciare questo mondo io vi aspetterò, dandovi così la vera certezza, in un momento difficile, che nulla è veramente finito.

Potrei firmare queste parole con migliaia di nomi, ma mi limiterò a dire quello che per il momento ho scelto.

Florian

 

Padre mio, in questo giorno io mi trovo innanzi a te, pronto a dichiarare di fronte agli altri che da questo momento in poi il mio destino sarà legato per tutta la vita a quello di un'altra persona. Proprio in questo momento Padre mio, quella certezza che fino a ieri mi rendeva sicuro, che in questo mattino mi ha spinto a sorridere al mondo, adesso improvvisamente mi viene a mancare, e non mi sento più sicuro di nulla, non mi sento più sicuro di me, di ciò che voglio, di ciò che vogliamo, del nostro ieri, del nostro oggi, del nostro domani: non sono più sicuro neppure di essere davvero capace di condurre una vita in comune, di essere davvero capace di amare veramente un'altra persona. Eppure, Padre mio, ora sono qua dinanzi a te, ed a te io dovrò dare la mia risposta.Suggeriscimi tu, Padre mio, ciò che io dovrei dirti per essere davvero quell'uomo che ieri ero certo di essere, che stamattina speravo di essere e che ora non è più sicuro di sapere chi e che cosa sia ...

Scifo

 

... Figlio mio, tu sei qui davanti a me, in questo momento, per dichiarare davanti al mondo la tua unione con un altro essere, e io che posso leggere all'interno di ogni mio figlio, sono sicuro che tu, proprio tu, figlio mio, saprai - se lo vorrai - essere ciò che fino a ieri eri certo di poter essere. Lascia che la verità che possiedi nel tuo intimo, quella verità che io vi ho posto, diventi parte di te e muova le tue azioni.Vedrai allora che quest'unione che tu stai per compiere non avrà più importanza per il fatto di essere stata dichiarata apertamente di fronte agli altri uomini, ma la sua importanza risiederà semplicemente nel fatto che tu, principalmente, l'hai dichiarata davanti a te stesso. Certo, i giorni che vivrai non sempre saranno giorni felici: gli accadimenti della vita si alterneranno come per ogni altro mio figlio, ora tristi ora gioiosi, ma io sono sicuro figlio che se saprai essere un compagno giusto nei momenti felici, ancor più riuscirai ad esserlo nei momenti di dolore. Poiché, ricordalo di continuo, nel bene è sempre facile amare e dire d'amare, ma la vera palestra in cui l'amore si rivela è quella che è costruita sui momenti di dolore e di sofferenza, sulle difficoltà e sui contrasti. Io sono certo, figlio, che tu, se vorrai, potrai davvero comprendere che cosa significa amare, e nel momento stesso in cui prenderai tra le braccia la persona che ti accompagnerà nel tuo cammino, nel momento stesso in cui tu sentirai più viva quella verità che io in te ho posto, allora comprenderai con una certezza che nulla potrà mai adombrare, che un'amore non nasce, un'amore non muore, ma un amore è, per sempre, figlio mio.

Moti

 

Padre mio, Paparino mio bello, finalmente sono contenta, proprio contenta perché ho capito: eh sì, non ti meravigliare, Paparino, ma veramente questa volta sono sicura di avere capito cosa vuol dire essere responsabili: infatti ho deciso che d'ora in poi, nel corso delle mie giornate, sarò il più responsabile possibile. Ho capito, invero, che sono responsabile di ogni dolore che vedo intorno a me e che non aiuto a lenire, quindi, forte di questa mia responsabilità, sicura di aver compreso Padre mio, io ti invio un buon pensiero e spero che tu sia contentodi Me ...

Zifed

 

... Figlia mia, molte volte la mente crea delle false convinzioni per indurre a non comprendere più a fondo ciò che l'esistenza pone sul cammino dell'individuo. Infatti pur gioendo per la tua presa di coscienza, del tuo essere responsabile per ogni tuo fratello che soffre e che non aiuti nel dolore, in una malattia o in un lutto, io, nel contempo, mi rammarico con te per ogni volta che tu non comprendi che sei pure responsabile per tutte le volte che una parola poteva far cessare un sopruso e non è stata pronunciata. Che tu sei responsabile per ogni volta che non hai avuto il coraggio di affermare in piena luce ciò che tu pensavi, anche a rischio di andare contro le convenzioni e il conformismo della tua società, che tu sei responsabile per tutte le volte che dentro di te hai additato gli errori che altri ritenevi che facessero, eppure hai taciuto ed hai lasciato che questi errori, questi possibili errori, venissero portati fino in fondo. Che tu infine sei responsabile, figlia mia, per tutte le volte che ti sei nascosta dietro ad un dito, senza accorgerti che, neppure ai tuoi stessi occhi eri sicura di ciò che così apertamente proclamavi agli altri che ascoltavano e aspettavano da te un consiglio. Io ti auguro, figlia, così come lo auguro a tutti i miei figli, di imparare veramente, fino in fondo, e per sempre qual è il significato dell'essere responsabile.

Moti

 

Padre mio, sento sulle mie spalle il peso dell'evoluzione, i secoli sono sfilati davanti ai miei occhi, i millenni sono scivolati alle mie spalle come un fiume che si perde e si confonde con l'oceano. Ed io mi trovo improvvisamente accomunato ad altri esseri che hanno minore esperienza di me, che hanno forse compreso qualcosa in meno e con i quali io cerco di intrattenere un rapporto, un contatto perché sento che essi hanno bisogno di me, ma che anch'io, in fondo, ho bisogno di loro. E com'è difficile, Padre mio, fare tutto questo, com'è difficile far comprendere a loro quanto essi di me hanno bisogno e quanto io, a mia volta, abbia bisogno di loro! Perché se mi metto al loro stesso piano essi finiscono con il considerarmi un individuo da assoggettare, da sfruttare, da usare senza tenere in debito conto, senza accorgersi, magari, di ciò che io a loro cerco di far pervenire attraverso la mia esperienza passata. Se io invece mi elevo al di sopra di loro finisco col vederli ritrarre se stessi quasi spaventati, ritirarsi in soggezione per ciò che io sono. Aiutami, quindi Padre mio, a far loro comprendere che se pure il mio cammino evolutivo è molto più lungo di quello da loro percorso, ciò non significa che anche io non dovrò ancora camminare, perché se sono più avanti nel cammino evolutivo non è per particolari capacità, ma semplicemente perché ciò doveva essere e che anche loro, prima o poi, giustamente, attraverseranno il mio stesso sentiero. Come far comprendere loro, Padre mio, che in fondo se io sono ricoperto di materia fisica questo sta a significare che io sono un essere umano in questo momento così come lo sono loro? Come far loro comprendere che anche io sono capace di soffrire, come anch'io incontro la disperazione, che anche per me la disillusione, le illusioni infrante possono far male, che il dolore m'addolora e che la morte a volte mi spaventa? Come far loro comprendere, Padre mio, che anche se sulle mie spalle c'è il peso dei secoli e dei millenni, che se anche i miei capelli sono diventati bianchi a forza di essere immersi nella sofferenza in tutte le epoche che si possano ricordare a memoria d'uomo, malgrado tutto questo, io sono ancora un essere che abbisogna d'amore e che amore cerca ancora di poter donare e di poter ricevere. Padre mio, forse io non riesco ad essere abbastanza umile in quanto faccio, o forse non vi è la possibilità da parte degli altri di poter penetrare la mia corazza, così come un bambino osserva le lacrime di un adulto e pensa che quelle lacrime siano, magari, soltanto un gioco. Fa' loro comprendere, Padre mio, che anche le mie lacrime, i miei sorrisi, le mie tristezze non sono un gioco, ma sono vere e sincere così come lo sono le loro ...

Scifo

 

... Figlio mio, se tu soffri per questo è proprio perché sei tutto ciò che affermi di essere e non può essere altrimenti. Nessuna consolazione ti posso offrire, nessun miracolo posso compiere per mutare ciò che stai vivendo, perché ti amo troppo per impedirti di vivere anche questa esperienza di cui hai così tanto bisogno per crescere ancora. Non posso far sì che gli altri ti comprendano: ciò avverrà soltanto nel momento in cui il loro sentire sarà simile al tuo.Non posso far sì che gli altri ti accettano per ciò che sei: come possono accettarti dal momento che non riescano ancora ad accettare nemmeno se stessi? Non posso far loro comprendere qualsiasi cosa: la comprensione può essere cercata, incontrata e fatta propria soltanto da chi ne ha il bisogno, altrimenti nulla di ciò che ho creato avrebbe un senso.
Non posso neppure impedirti di soffrire: se tu soffri per tutto questo significa che devi ancora accettare del tutto te stesso, significa che devi ancora comprendere e che, quindi, tutto quanto stai ora vivendo è indispensabile alla tua crescita.Tutto ciò che posso fare, figlio mio, è ricordarti ancora una volta che verrà il tempo in cui tu e chi ti circonda troverete in me la fonte stessa della vostra accettazione e della vostra comprensione reciproca, al punto tale che non vi sarà più separazione o diversità tra te, gli altri e me stesso.

Ti amo, figlio mio, e verrà un tempo che questo ti basterà anche se null'altro tu possiederai.

Rodolfo

 

Se io potessi ascoltarti, Padre mio, se io non fossi così pronto a tapparmi le orecchie per non udire ciò che, in mille modi diversi, Tu fai arrivare fino a me, se io non fossi così intento a perseguire i miei fini egoistici da non porre attenzione alle tante voci che mi parlano in Tuo nome, se io non fossi così intento a captare i rumori del mondo materiale da non porgere ascolto alla Tua voce che parla ininterrottamente anche attraverso i palpiti della mia coscienza, cosa Ti udrei dire per rammentarmi i miei doveri nel percorrere questa strada inusuale che cerco di seguire per ricongiungermi a Te?

Anonimo

 

Dal momento stesso che tu ti fermi ad ascoltare, figlio mio, è tuo dovere cercare di capire fino in fondo.
E' tuo dovere ascoltare non solo ciò che ti gratifica ma anche ciò che ti colpisce perché se la freccia giunge al tuo cuore, ciò accade perché hai lasciato il tuo cuore dove non dovevi lasciarlo. E' tuo dovere esprimere il tuo pensiero su ciò che ti viene detto dimostrando a te e agli altri che non partecipi solo per fare atto di presenza, o per non sentirti escluso da qualcosa che, in qualche modo, sembra elevare dalla massa. E' tuo dovere confrontarti con le parole che ti vengono rivolte e, ove tu le ritenga giuste e giustificate, cercare di correggere te stesso facendole diventare un tuo sentire. E' tuo dovere prendere gli insegnamenti che ricevi e cercare di applicarli prima di tutto su te stesso, perché solo così darai mostra a chi non riesce ad accettarli che essi, se vissuti giustamente, hanno il potere di mutare l'individuo e, attraverso di lui, il mondo intero.
E' tuo dovere essere condiscendente verso chi non la pensa come te e non voler imporre ciò che credi giusto, perché le parole giuste sono mie parole, e le mie parole non hanno bisogno di apostoli ma entrano e si fermano nell'animo di colui che è pronto a riceverle e a farne buon uso.
E' tuo dovere accettare le critiche e non criticare ricordando che il tuo diritto ha gli stessi confini dei diritti altrui e, se mi ami davvero, devi saper accettare con un sorriso che da altri venga varcato il tuo confine senza avere l'idea di varcare tu, a viva forza, il confine altrui. E' tuo dovere dare spazio agli altri senza imporre la tua presenza e senza pretendere attenzione per te stesso invece che per altri, perché: come puoi giudicare e comprendere se una parola, una carezza o un'azione sono più urgenti per te o per un tuo fratello? E' tuo dovere rispettare chi parla e chi ascolta senza impedirgli di parlare o di ascoltare, così come vorresti che a te fosse permesso di parlare e di ascoltare quando è il tuo momento di farlo. E' tuo dovere essere sincero con chi ti sta a fianco senza mascherarti con falsi sorrisi o con voluta indifferenza perché sai bene quanto male faccia scorgere un falso sorriso o sentirsi ignorati volutamente. E' tuo dovere non fare delle parole che ti vengono rivolte una scusa per un tuo agire sbagliato, per un nascondere il braccio dopo aver scagliato la pietra, attribuendo ad altri la responsabilità di un'azione che appartiene solamente a te. E' tuo dovere non fare delle parole dei miei figli l'unico scopo della tua vita, dimenticando che per quanto importanti esse siano non lo sono a tal punto da farti trascurare i tuoi doveri di uomo, di sposo, di figlio e, soprattutto, di genitore. E' tuo dovere non fare delle parole dei miei figli un testo sacro senza il quale non avere il coraggio di agire e di pensare, un oracolo al quale ricorrere per non prendere da te solo la responsabilità delle tue azioni, perché questo farebbe di esse non solo una cosa priva di vero valore ma addirittura una causa di inibizione del tuo sviluppo. E' tuo dovere accettare e vivere ciò che ritieni giusto, ma rifiutare e chiedere spiegazioni su ciò che ti sembra errato, partecipare attivamente e non estraniarti, essere, insomma, caldo o freddo ma non essere tiepido perché la tiepidezza non porta al tuo intimo e, quindi, a me.
E' tuo dovere, figlio mio, osservarti come sei e modificarti dopo esserti compreso perché dal tuo lavoro su te stesso dipende non soltanto la tua vita e quella dei tuoi cari, ma la vita di ogni mia creatura.
E' tuo dovere dare agli altri anche il poco che ti è possibile donare ma è anche tuo dovere accettare con gioia dagli altri ciò che gli altri ti donano, senza pensare a doverlo restituire un giorno, senza la paura di restare obbligato e condizionato, perché quanto ricevi in dono è sempre un mio dono e io non mi attendo da te alcuna ricompensa. Se sei qui per imparare come dici, figlio mio, sforzati di farlo. Se sei qui per cambiare te stesso cerca in tutti i modi di non ristagnare. Se sei qui per comprendere approfitta delle possibilità che ti vengono offerte. Se sei qui per conoscere non imporre limite e direzione alla tua conoscenza. Se sei qui per dare agli altri abbandonati alla gioia di dare senza distinguere tra giovane e vecchio, simpatico e antipatico, intelligente e sciocco, buono e cattivo, perché ricorda, figlio mio, che in ogni creatura io sono, e ciò che dai ti verrà reso in misura maggiore. Figlio mio, i tuoi doveri non li scrivo a lettere di fuoco sulla lapide perché nessuna lapide può conservarli così a lungo quanto lo fa la mia voce che parla dentro di te; e non ho posto angeli caduti sul tuo cammino per punire i tuoi errori, né giudici per decidere le tue pene o per emettere giudizi sul tuo operato: per te non ho posto altro carceriere, altro giudice e altro aguzzino che te stesso.
Sii ciò che sei il più profondamente possibile, figlio, mio, e scoprirai che le voci invisibili che ti parlano, e le voci dei fratelli che vivono con te nel mondo della materia, e la tua stessa voce, non sono, in verità, che un'unica voce: la mia, e allora niente e nessuno dovrà rammentarti i tuoi doveri perché tu stesso sarai la luce che li sussurra all'universo.

Viola

 

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