La discussione proseguiva oltre, ma credo che di carne al fuoco ce ne sia abbastanza per il momento. L'intenzione, quindi, in quest'ottica diventa una vibrazione - un'energia - che parte da Dio, motore primo di ogni cosa, si fraziona virtualmente nella Scintilla, attraversa i piani Spirituali, raggiunge il corpo Akasico dove inevitabilmente si scontra con le parti di esso ancora non strutturate, da qui giunge ai corpi/veicoli inferiori fino all'espressione dell'intenzione come azione nel piano Fisico. Questa visione del meccanismo che guida l'intero processo evolutivo, dà in qualche modo ragione direi di tutto quanto affermato nelle precedenti sezioni, e costituirà un presupposto agli argomenti che tratteremo più avanti. Quindi l'intenzione parte quanto più pura e altruistica possibile, e sono solo le nostre limitazioni, rappresentate e costituite dalla poca organizzazione del nostro veicolo Akasico che la rendono incompleta e limitata. Su questo punto c'è da fare un'importante precisazione: il veicolo Akasico non è il responsabile della trasformazione dell'intenzione altruistica in egoistica, in quanto l'egoismo non è ascrivibile al copro Akasico che, al contrario, è il veicolo della coscienza. E' una precisazione fondamentale e quindi la ripeto con altre parole: la nostra coscienza può essere (ed è) incompleta, limitata, ma non è mai "sbagliata", non è mai egoistica. Per usare un'analogia, possiamo parlare dello zucchero: esso può essere scarso (e quindi il caffè avrà un saporaccio) ma lo zucchero non sarà mai amaro! La vibrazione dell'intenzione - ora limitata dalla nostra coscienza - attraversa i nostri veicoli più grossolani (il Mentale e l'Astrale), ricoprendosi di quell'egoismo con cui tanto spesso abbiamo a che fare nella nostra vita quotidiana. Le modalità con cui avvengono queste ultime modificazioni possono evidentemente essere molto varie. Dipende dalla personalità che per karma ci è stata "assegnata" per quella vita, dipende dal nostro umore contingente, ma dipende soprattutto dal nostro equilibrio.

L'equilibrio è il solo stato interiore che consente alle vibrazioni akasiche di giungere con una certa purezza sul piano Fisico. A questo punto risulta ovvio come il genere di intenzioni/reazioni che abbiamo e - grazie alla legge del karma - le situazioni in cui ci veniamo a trovare, siano esse piacevoli o meno piacevoli, dipendano dalla limitazione della nostra coscienza in modo diretto. L'intero meccanismo si può visualizzare in modo più mistico, come un'onda di amore che scende su di noi proveniente da Dio, giunge nel piano Fisico e poi ritorna indietro trasformando (organizzando) il nostro veicolo Akasico, e producendo evoluzione. In questo contesto l'io ha la capacità di focalizzare questa energia in punti particolari del nostro veicolo Akasico, rendendo questo processo più specifico ed efficace. E chi avesse conoscenze in Biochimica sull'azione degli enzimi forse avrebbe meno difficoltà a visualizzare questo meccanismo, sempre sfruttando il principio di analogia. E' il caso di chiarire meglio quest'ultima mia affermazione, ricordando che ovviamente il fatto che si tratta di una "mia" riflessione, implica che essa vada vagliata se possibile ancora di più di quanto già non si faccia con quelle dei maestri. Ci si potrebbe chiedere a che pro "inventare" l'io, se le vibrazioni che portano le intenzioni più altruistiche dai piani Spirituali, giungono già limitate a causa della limitazione dell'Akasico. Volendo per un attimo sostituirci a Dio, potremmo dire che il karma funzionerebbe comunque, dato che le vibrazioni limitate non potrebbero che generare karma, il quale produrrebbe un effetto atto a strutturare il veicolo Akasico. Tralasciando le motivazioni di ordine più pratico - è fin troppo evidente che senza un io e quindi senza una mente, un corpo, etc, e non potremmo neanche fare esperienze - c'è una precisa ragione per cui abbiamo un io che inquina le intenzioni ad un punto tale che ciò che era partito come Amore Assoluto, diventa istinto omicida (per fare un esempio estremo). La ragione è quella di produrre in noi delle reazioni tali da metterci nelle situazioni più fruttuose per comprendere meglio un certo argomento, quindi per focalizzare il nostro esperire in questo mondo su determinate questioni. E' un po' quello che ci succede allorché proviamo l'irresistibile impulso di fare qualcosa che sappiamo essere sbagliato. Forse tu hai qualche vizio, qualche abitudine nociva (da qualsiasi punto di vista) alla quale ogni volta ti concedi ben sapendo che, per esempio, stai arrecando del male al tuo corpo. Ebbene l'impulso ad agire in questo senso, anche quando la tua mente razionale è perfettamente consapevole della nocività di questa azione, non deriva altro che dal tuo veicolo Akaisco che necessita di questa particolare esperienza, al fine di poter comprendere una sfaccettatura, un lato, di una questione. Allora invia impulsi che i tuoi veicoli inferiori nel loro stato contingente e per come sono strutturati trasformeranno in azione deleteria per il tuo corpo. Ecco quindi che il tuo io è divenuto uno strumento per focalizzare le energie su una questione specifica in modo da comprenderla fino in fondo. E capita spesso che, in realtà, se noi ci comportassimo (e non parlo di atteggiamenti esteriori) all'altezza del nostro livello evolutivo, saremmo spesso molto più maturi di come in effetti appariamo nella nostra vita quotidiana. E' quindi per questa ragione che è necessario che la nostra "evoluzione apparente", sia inferiore a quella effettiva. Facendo un passo indietro ricapitoliamo quanto detto alla luce anche del "conosci te stesso". Molte cose sono state dette fin qui, e tu che sei giunto fino a questo punto a leggere avrai ormai un quadro almeno un pochino più completo della realtà così come la prospettano le Guide. A essere sincero questo sito non può contenere che una frazione piuttosto ridotta degli insegnamenti che in moltissimi anni ci sono giunti, ma spero che questa frazione abbia mantenuto quella organicità e quella chiarezza che sono caratteristiche tipiche degli insegnamenti delle Guide e della Realtà in genere. Il motivo per cui ritorno al "conosci te stesso" è che questo è l'unico insegnamento che è rimasto costantemente presente nelle parole dei maestri dalla loro prima apparizione fino alle ultimissime comunicazioni.
E vorrei che anche su questo sito la sua presenza possa considerarsi altrettanto costante e - perché no? - insistente. Inoltre ora - se hai letto il resto del sito o comunque hai avuto modo di leggere i libri del Cerchio Firenze 77 o del Cerchio Ifior - hai sicuramente molti altri strumenti che potrai usare per osservare questo difficilissimo insegnamento da nuove e diverse angolazioni. Angolazioni che qui vorrei iniziare ad affrontare. Già durante le altre sezioni ho provveduto a inserire dei piccoli riferimenti ad esso basati sui nuovi concetti via via introdotti, ma questo è stato fatto soprattutto per dare un'idea di come ogni parte dell'insegnamento si colleghi perfettamente a tutte le altre.

Evoluzione, piani di esistenza, karma, vibrazione, materia, io, amore, logica e sofferenza, tutti tasselli del medesimo puzzle che dobbiamo ricomporre dentro di noi, vivendo e conoscendo noi stessi. Ed ecco un nuovo piccolo pezzo per il nostro puzzle. Il desiderio. Quando abbiamo parlato della necessità di conoscere ogni nostra pulsione, ogni nostro moto interiore, ci siamo fermati ad un discorso tutto sommato generico. Ci guardiamo mentre reagiamo con aggressività per una osservazione che ci viene fatta, ci osserviamo mentre soffriamo perché non possiamo possedere un oggetto, ci osserviamo mentre soffriamo perché insoddisfatti del nostro aspetto fisico e soffriamo per i difetti che esso possiede. Cosa hanno in comune tutte queste reazioni, oltre al fatto di recare sofferenza a noi e a chi ci sta accanto? (Anche se di questo ci accorgiamo raramente)

Il desiderio.

Il fatto stesso di desiderare una cosa, qualunque essa sia, ci fa soffrire allorché il nostro desiderio viene frustrato. E potrei dire che alla base di ogni nostra azione - e con azione intendo anche pensiero e movimento proveniente dai nostri tre veicoli inferiori - c'è un desiderio più o meno conscio e più o meno egoistico. Tu dirai: ma se è vero che allorché l'io tace il sentire si manifesta, allora per quanto riguarda le nostre azioni è possibile che esse siano mosse non soltanto da impulsi dell'io, ma anche da impulsi altruistici e volti al bene comune e all'amore. Se, analizzando una tua azione - che hai compiuto o che stai per compiere - ti capita di domandarti se essa ha origini egoistiche oppure no, posso tranquillamente risponderti anche senza conoscerti che essa ha origini dall'io, che è mossa dal tuo egoismo, dal tuo desiderio di apparire e di prevaricare gli altri. Come faccio a saperlo? Be', principalmente perché le azioni provenienti dal sentire sono talmente - appunto - "sentite", sono talmente spontanee e naturali che ben difficilmente potranno condurti a porti domande del genere. Molto spesso l'azione mossa dal sentire è talmente naturale che la compi senza neppure accorgetene, quindi ammetterai che il fatto stesso di porsi tante domande e tanti dubbi non è certo - come si dice - un "buon segno" . Ma ammettiamo pure che io mi sbagli, e che invece l'azione parta dal tuo sentire di coscienza e quindi sia altruistica. Il tuo compito non è quello di giudicare i tuoi moti interiori bensì di osservarli con la massima obbiettività di cui sei capace, senza cercare di vedere in essi nulla di più - o di meno - di ciò che essi stessi ti mostrano. Se poi analizzando a posteriori giudichi una tua rarissima azione davvero e del tutto proveniente dal tuo sentire, come proveniente dall'io (ammesso che ciò possa succedere), non avrai certo subito un gran danno, anzi. Molto meglio comunque dell'errore opposto, quello cioè di credere che un gesto meramente egoistico sia in realtà un gesto d'amore. Le nostre osservazioni devono donarci comprensione o quantomeno consapevolezza, non gratificazioni per il nostro io. Ma torniamo al desiderio, motore primo di ogni nostra esperienza e sofferenza, qui sul piano Fisico e non solo. Forse questa concezione del desiderio che ho fin qui data per scontata non ti persuade del tutto… forse pensi che se qualcuno ti rimprovera umiliandoti davanti a tutti per un tuo errore - tanto per fare un esempio a caso - il tuo desiderio c'entra ben poco, e invece la colpa è dell'individuo che ti ha così indelicatamente "ripreso" per il tuo vero o presunto errore. Ebbene, non concorderei con te. Il rimprovero che subisci nell'esempio, non fa altro che cozzare contro il tuo desiderio di apparire - che so - infallibile, o quantomeno affidabile. Tu desideravi apparire in un certo modo agli occhi di te stesso e degli altri, e ciò che invece accade è che il tuo desiderio viene frustrato dall'evento "rimprovero". Un individuo che non avesse alcun desiderio di apparire, ma fosse solo intenzionato a dare il meglio di sé per essere più utile agli altri, molto probabilmente vivrebbe il rimprovero solo come un'occasione in più per migliorarsi e imparare. Quindi non più un evento doloroso ma utile se non addirittura piacevole. Con poco impegno sono certo che riusciresti a trovare altri esempi in cui il desiderio c'è ed agisce, anche se non è così evidente. Riporto per intero un messaggio di Scifo:

… Inevitabilmente, figli, tutto il nostro parlare di questi anni, qualunque sia la strada che noi seguiamo, porta come una sorta di tormentone a quel "conosci te stesso" che sembra non poter mai essere raggiunto ed ergersi, quasi minaccioso, alla fine o all'inizio di ogni nostro discorso. Vedete, figli, tutti quanti voi nel corso della vostra vita manifestate dei desideri, tutti quanti desiderate, chi più chi meno.
Bene, molte volte vi soffermate più su ciò che segue al desiderio (ovvero le emozioni), e l'azione che compite sulla loro onda e sul vostro stesso desiderio, resta così, a quel punto, alla stregua di una spinta inconscia che non riuscite a riconoscere e che, pure, è quella che più potrebbe darvi indicazioni per conoscere voi stessi se voi le esaminaste. Oh, certamente, se cercate di lavorare con attenzione, con coscienza, con sincerità verso voi stessi, anche partendo dalle vostre azioni potete arrivare alla comprensione di ciò che siete interiormente, per giungere poi a ciò che potreste essere e finire col diventare ciò che siete, ma questo è molto faticoso e difficile e sarebbe più semplice se voi partiste non dalla parte più esterna di voi stessi, ma da un gradino un pochino più interiore quale può essere l'esame dei vostri desideri.
Ecco, così, che da questo esame, dall'esame di ciò che desiderate, del perché lo desiderate, di quanto lo desiderate e - molto importante - se davvero lo desiderate, potete arrivare a scoprire di voi tutte quelle cose che, osservandovi sotto la spinta delle emozioni o sotto il bombardamento delle azioni fisiche, non riuscireste a comprendere perché troppo sommersi da dati che vi impedirebbero di avere una visione chiara e obbiettiva nella maggior parte dei casi. Cercate quindi, figli nostri, di fare quel piccolo passo, se davvero volete conoscere voi stessi, e vedrete, ve lo garantisco con tutto l'amore che nutro per voi che questo vi può dare dei frutti insperati che, altrimenti, con molta maggior fatica sareste riusciti ad assaporare.


Da quanto esposto fin qui appare evidente come il conoscere i propri desideri significhi focalizzare la propria attenzione, alla "fonte", cioè a quella parte di noi più profonda che possiamo percepire, e partire da essa per il nostro cammino in salita. Avendo come obbiettivo il raggiungimento della vetta di un monte, analizzare le nostre emozioni significa prendere la funivia per raggiungere subito una certa altitudine e da lì iniziare a camminare, invece che partire dalla valle. Si fa senz'altro molta meno fatica. Però alla domanda "perché desidero ciò?", come si fa a rispondere senza sapere cosa alimenta questa fonte. Da dove cominciano, cioè, i nostri desideri. Nelle sezioni precedenti abbiamo chiarito - o almeno mi auguro che sia stato chiaro - il cammino della vibrazione. Essa parte da Dio, attraversa i piani Spirituali pura e altruistica anche se sempre più limitata, e allorché raggiunge il veicolo Akasico ecco che incontra i primi seri "problemi". Il nostro corpo Akasico non è completamente strutturato, ha ancora molte parti "fuori posto", molte cose da comprendere e ciò influisce inevitabilmente sulle vibrazioni che lo attraversano. Poi queste vibrazioni "disturbate" attraversano i piani più grossolani ammantandosi di quell'egoismo che noi avvertiamo nella vita di tutti i giorni. Così - sempre per citare un esempio a caso - accade che proviamo un attaccamento eccessivo al denaro, non tanto perché la nostra mente non sa che un simile attaccamento è illogico oltre che dannoso (perché spesso sappiamo molto bene che una cosa che facciamo è "sbagliata" anche nel momento stesso in cui la facciamo), quanto perché c'è proprio questo impulso proveniente dall'Akasico che deve comprendere meglio il discorso del possedere, e per farlo invia ai copri inferiori l'impulso che genera questo attaccamento. E questi veicoli inferiori a loro volta saranno stati "progettati" prima della nostra nascita, in modo da essere il più adatti possibile a questo tipo di esperienza. Cosa accadrà dopo che abbiamo agito in base a questi impulsi? Semplice, il karma che abbiamo mosso con queste intenzioni egoistiche agirà su di noi portandoci esperienze più o meno dolorose, più o meno piacevoli. Queste esperienze noi le percepiremo coi nostri sensi fisici e le passeremo come vibrazioni ai nostri veicoli, prima l'Astrale e poi il Mentale, fino a raggiungere l'Akasico che userà questa vibrazione come "informazione per riorganizzarsi nel modo migliore". Quest'ultimo processo è noto come comprensione e farà sì che il nostro corpo Akasico cessi di inviare quell'impulso che porta all'attaccamento al denaro - per rimanere nell'esempio - e noi smetteremo di sbagliare non tanto perché ce lo saremo imposto con la forza di volontà o la violenza, quanto perché finalmente abbiamo compreso. E il ciclo si chiude. Ma mi pare fin troppo ovvio che un simile circolo virtuoso non si attua quasi mai con una tale perfezione. Quante volte abbiamo commesso più e più volte il medesimo errore? Verrebbe da pensare che questo nostro corpo Akasico sia proprio una testa dura se dopo tutte queste ripetizioni della medesima esperienza ancora non ha capito quello che doveva ! Ecco cosa ci dice Scifo in proposito:

… Detto così sembra quasi facile, vero creature? Sembra quasi un meccanismo automatico: il bisogno parte, il desiderio arriva, l'azione si fa, l'azione è fatta, si ritorna indietro e il bisogno non c'è più. Ahimé, lo sapete benissimo che non è così facile! Questo perché? Perché nel manifestarsi di questo meccanismo non vi è, all'interno dell'individuo, fino a un certo punto dell'evoluzione almeno, la capacità di osservare veramente e spassionatamente se stesso; quindi la sua manifestazione all'interno del piano Fisico è sì una manifestazione del suo corpo Astrale, del suo corpo Mentale e dei bisogni del suo corpo Akasico ma, non essendo osservata e compresa nel modo giusto, non resta altro all'insieme dei vari corpi dell'individuo di procedere per tentativi fino a quando non riuscirà a trovare veramente l'elemento giusto da mettere a posto nel tassello all'interno della sua coscienza.


E procedere per tentativi vuol dire proprio commettere più e più volte lo stesso errore. D'altra parte credo che sia importante anche considerare che la maggioranza delle "questioni" di cui il nostro veicolo Akasico si deve occupare, sono costituite da svariate sfaccettature. Per cui - per esempio - quella del possedere oggetti sarà una spinta presente quasi in tutte le vite dell'individuo; e ciò non tanto perché per tutto il ciclo dell'incarnazione umana il veicolo Akasico non arrivi a comprendere che il possedere è un'illusione, quanto perché le sfaccettature di questo concetto sono talmente tante e tali che, per arrivare a comprenderle tutte, occorre continuare a vivere esperienze che all'esterno appaiono molto simili tra loro. Quindi l'individuo vivrà vite da ricco, in cui sarà schiavo di ciò che possiede, e vite da povero, in cui per esempio invidierà le ricchezze altrui, e poi vita normali, in cui comunque si batterà per avere di più senza accorgersi di chi ha meno lui e senza saper godere di ciò che già possiede (cosa che sarebbe l'unica vera ricchezza). Insomma vite e vite che gli permetteranno di comprendere - alla fine - tutte le sfaccettature di questa importante "questione". Ricapitolando se da un lato è quasi sempre necessario ripetere un'esperienza per comprendere una certa sfaccettatura, dall'altro il fatto di ripetere una stessa esperienza più volte non implica per forza che la questione in esame sia sempre esattamente la stessa. C'è un'altra questione importante - sempre inerente al "conosci te stesso" - che deriva direttamente dai discorsi che abbiamo fatto sui veicoli dell'individuo. Mi sembra chiaro da quanto esposto finora che tutto ciò che si muove e si agita dentro e fuori di noi, ha - in uno più piani di esistenza - una sua sostanza, una sua materia di cui è composto. Un pensiero, un desiderio - per quanto ci appaiano oggetti astratti e privi di sostanza - hanno in realtà una consistenza ben definita nell'apposito piano di esistenza (schematizzando, il desiderio sarà nel corpo Astrale e il pensiero nel veicolo Mentale). E mi sembra abbastanza anche chiaro - o almeno lo spero - che ogni nostra intenzione che parte dai nostri veicoli superiori (diciamo dalla Scintilla Divina) debba attraversare questi stessi veicoli per potersi estrinsecare nel nostro piano di esistenza, ovvero nel piano Fisico. Se tutto risulta chiaro ed accettabile fin qui, la conclusione da trarre è abbastanza univoca, e cioè che - se il conosci te stesso ci deve portare a conoscere le nostre intenzioni - esso dovrà porre attenzione alle nostre intenzioni Astrali, alle nostre intenzioni Mentali e su su, fino alle intenzioni Akasiche, dove il nostro bisogno di comprensione trae origine. Quindi in un certo qual modo diventa possibile smembrare le nostre pulsioni in queste grandi categorie - ciascuna inerente ad uno dei nostri veicoli - in modo di avere le idee più chiare su ciò che, in effetti, si agita dentro di noi. Il fatto di essere composti da parti diverse, ci porterà spesso ad avere queste parti in conflitto tra loro, e ciò può essere fonte di intense sofferenze emotive e psicologiche. Un esempio di ciò potrebbe benissimo essere il contrasto tra il desiderio di mangiare un dolce e la consapevolezza razionale del fatto che - per esempio - mangiare quel dolce ci può fare male. Contrasti di questo tipo sono all'ordine del giorno, credo, per la maggior parte delle persone. Quindi se mentre ci si osserva si scopre di avere pulsioni opposte, bisogna tenere conto di questa poliedricità che può avere la nostra psiche.

E' giunto il momento di chiudere questa "densa" sezione, per darti modo di digerirla al meglio. Per quanto possa sembrare o essere forse anche un po' pesante e noiosa, posso assicurarti che comprenderla può mutare radicalmente il modo in cui ti confronti con la realtà che ti circonda. Guardarti attorno e renderti conto - anche se solo per un fuggevole istante - che la materia che i tuoi occhi stanno percependo è compenetrata a Dio che altro non è se non Amore, il più grande Amore che possa esistere, è un'esperienza mistica molto profonda. Bene, chiudiamo qui, per ora.


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